Oasi Alviano Habitat Italia Valsorda, Gualdo Tadino
mostra didascalie (in ogni campo)

94: Foreste di conifere delle montagne temperate

9410: Foreste acidofile montane e alpine di Picea (Vaccinio-Piceetea)    

englishAcidophilous Picea forests of the montane to alpine levels (Vaccinio-Piceetea)    

Pecceta (Comelico - BL), Alberto Scariot

Pecceta con Calamagrostis arundinacea (Pian Cavallazza - TN), Cesare Lasen

La pecceta montana d'inversione termica (Rhodothamno-Piceetum), Passo Pramollo (UD), Taffetani F.

Codice CORINE Biotopes

42.21 - Alpine and Carpathian sub-alpine spruce forests

42.22 - Inner range montane spruce forests

42.24 - Southern European Norway spruce forests

42.25 - Enclave Norway spruce forests

Codice EUNIS

G3.1 - Boschi e foreste temperate di Abies sp. e Picea sp.

Regione biogeografica di appartenenza

Continentale e Alpina

Descrizione generale dell’habitat

english

Sub-alpine and alpine conifer forests (dominated by Picea abies and Picea orientalis).

Sub-types:

42.21 - Alpine and Carpathian sub-alpine spruce forests. Piceetum subalpinum.

Picea abies forests of the lower sub-alpine level, and of anomalous stations in the montane level, of the outer, intermediate and inner Alps; in the latter, they are often in continuity with the montane spruce forests of 42.22. The spruces are often stunted or columnar; they are accompanied by an undergrowth of decidedly sub-alpine affinities. Picea abies forests of the lower sub-alpine level of the Carpathians.

42.22 - Inner range montane spruce forests. Piceetum montanum.

Picea abies forests of the montane level of the inner Alps, characteristic of regions climatically unfavourable to both beech and fir. Analogous Picea abies forests of the montane and collinar levels of the inner basin of the Slovakian Carpathians subjected to a climate of high continentality.

42.23 - Hercynian sub-alpine spruce forests

Sub-alpine Picea abies forests of high Hercynian range.

42.24 Southern European Norway spruce forests

Outlying Picea abies formations of the Apennines, the southern Dinarides, the Balkan Range and the Rhodopides, at the southern limit of the range of the species and mostly south of its continuous range.

42.25 - Peri-Alpine spruce forests

Spontaneous Picea abies formations occupying outlying altitudinal or edaphic enclaves within the range of more predominant vegetation types of the montane levels of the outer Alps, the Carpathians, the Dinarides, the Jura, the Hercynian ranges, the subalpine levels of the Jura, the western Hercynian ranges and the Dinarides

Frase diagnostica dell’habitat in Italia

Foreste a prevalenza di abete rosso (Picea abies), pure o miste con altre conifere, su substrato carbonatico o silicatico. Nelle Alpi, con progressiva attenuazione verso occidente, negli orizzonti altitudinali dal montano al subalpino. Eccezionalmente anche in altri orizzonti in corrispondenza di condizioni microclimatiche o edafiche particolari.

L’habitat è distribuito anche nell'Appennino tosco-emiliano sul versante nord orientale dell’Alpe delle Tre Potenze, nell’Alta valle del Sestaione, in gran parte coincidente con il “Pigelleto Chiarugi”, di circa 100 ha fra1500 e 1750 m di quota.

Sottotipi e varianti (compilare se necessario)

42.21 Peccete subalpine (Piceetum subalpinum).

42.22 Peccete montane (Piceetum montanum). Include peccete delle valli a clima continentale e i piceo-abieteti montano-altimontani dei territori a clima subcontinentale.

42.24 Peccete sudeuropee. Comprende le formazioni appenniniche.

42.25 Peccete perialpine. Vengono incluse in questo sottotipo le peccete extrazonali che gravitano in territori in cui, di regola, sono prevalenti altre specie, come alcune peccete carbonatiche, delle Alpi esterne, quelle delle alluvioni a Petasites paradoxus e le azonali a blocchi muscosi.

Oltre ai sottotipi si possono segnalare diverse varianti ecologiche, tra le quali:

- Peccete a megaforbie (sottobosco con elementi prevalenti di Adenostylion)

- Pinete endalpiche (Picea ben rappresentata ma forte partecipazione di Erico-Pinetalia)

- Abieteti s.l. Formazioni ricche di Picea ma con Abies alba prevalente.

Combinazione fisionomica di riferimento

Picea abies, Vaccinium spp., Abies alba, Calamagrostis villosa, Luzula luzuloides, Luzula nivea, Pinus sylvestris, Linnaea borealis, Listera cordata, Luzula luzulina, Lycopodium annotinum, Moneses uniflora,  Acer pseudoplatanus, Adenostyles alliariae, Adenostyles glabra, Alnus incana, Athyrium filix-femina, Avenella flexuosa, Blechnum spicant, Calamagrostis arundinacea, Calamagrostis varia, Calluna vulgaris, Carex alba, Cicerbita alpina, Clematis alpina, Corallorhiza trifida, Corylus avellana, Dryopteris dilatata, Dryopteris expansa, Dryopteris filix-mas, Equisetum pratense, Erica carnea, Fraxinus excelsior, Goodyera repens, Gymnocarpium dryopteris, Hieracium murorum, Homogyne alpina, Huperzia selago, Juniperus nana, Larix decidua, Lonicera caerulea, Luzula pilosa, Maianthemum bifolium, : Malaxis monophyllos, Melampyrum pratense, Melampyrum sylvaticum, Melica nutans, Monotropa hypopytis, Orthilia secunda, Oxalis acetosella, Petasites paradoxus, Pinus cembra, Pinus mugo, Polygala chamaebuxus, Polygonatum verticillatum, Polypodium vulgare, Populus tremula, Prenanthes purpurea, Pteridium aquilinum, Rhododendron ferrugineum, Rhododendron hirsutum, Rosa pendulina, Sesleria caerulea, Solidago virgaurea, Sorbus aria, Sorbus aucuparia, Sorbus chamaemespilus, Stellaria longifolia, Streptopus amplexifolius, Thelypteris limbosperma, Trientalis europaea, Valeriana tripteris, Veronica urticifolia, Luzula sylvatica agg., Anemone trifolia, Cephalanthera damasonium, Cephalanthera rubra, Asplenium viride, Moehringia muscosa, Rhodothamnus chamaecistus, Doronicum austriacum, Salix appendiculata, Lonicera nigra, Saxifraga cuneifolia, Arctostaphylos uva-ursi, Pinus uncinata, Luzula sieberi, Pyrola minor, Alnus viridis, Geranium sylvaticum, Viola biflora, Rumex alpestris, Fagus sylvatica, Laburnum alpinum, Phegopteris polypodioides, Euphorbia dulcis, Hepatica nobilis, Lonicera xylosteum, Berberis vulgaris, Brachypodium caespitosum, Hieracium prenanthoides.

 

Riferimento sintassonomico

La maggioranza delle comunità afferenti a questo habitat è espressione della Classe Vaccinio-Piceetea Br.-Bl.- in Br.-Bl. et al. 1939.

La recente revisione di Poldini & Bressan (2007), a prescindere da questioni sintassonomiche, propone un'interpretazione ecologica che è valida per tutto l'arco alpino.

1. Gruppo delle peccete subalpine ed altimontane, fortemente acidofile, che insistono su humus grezzo (“moder”), su suoli di tipo camibisols, podsols, luvisols e in condizioni di elevate precipitazioni, con specie a valenza ristretta quali Listera cordata, Calamagrostis villosa, Blechnum spicant, Oreopteris limbosperma ed altre di più ampia valenza quali Luzula luzulina, Deschampsia flexuosa, Luzula luzuloides (Piceion excelsae Pawlowski in Pawlowski et al. 1928, Piceenion excelsae Pawlowski in Pawlowski et al. 1928);

2. Gruppo delle peccete montano-altimontane con numerose penetrazioni fagetali di suoli argillosi freschi, subacidi, con humus di tipo “mull” o “moder”, su suoli di tipo cambisols o alisol e specie quali Oxalis acetosella, Festuca altissima, Pulmonaria officinalis, Mycelis muralis, Senecio nemorensis (aggr.), Epilobium montanum, Solidago virgaurea, Cardamine pentaphyllos (Abieti-Piceenion Br.-Bl. in Br.-Bl. et al. 1939);

3. Un terzo gruppo afferente a Calamagrostio variae-Abietion Horvat 1962 o alternativamente a Calamagrostio variae-Abietenion (Horvat 1962) Exner & Willner 2007 a sua volta così sottoarticolato:

a. Sottogruppo di peccete del bioclima montano – submontano di stazioni asciutte, basiche, su rendzine ricche in carbonati e in scheletro, caratterizzato da siccità estiva con carattere pinetale  e specie quali Carex alba, Erica carnea, Betonica alopecurus, Aquilegia atrata, Hieracium bifidum. Esse includono, talvolta, anche aspetti a prevalenza fisionomica di pino silvestre;

b. Sottogruppo di peccete montano-submontane, su stazioni fresche e aride (suoli ad umidità alternata), basiche, carbonatiche, con terra fine, caratterizzato dalla presenza di Calamagrostis varia, Rubus saxatilis, Cirsium erisithales, ecc.

c. Sottogruppo di peccete montano-subalpine, di macereti calcarei, freschi, per lo più di pendio acclive, con suolo poco maturo, associazioni pioniere e durevoli, caratterizzato da Adenostyles glabra, Valeriana tripteris, Asplenuim viride, Moehringia muscosa, Valeriana montana, ecc.

4. Gruppo di peccete del piano altimontano-subalpino inferiore su pendii ricchi in basi, umidi, ad elevate precipitazioni pluvio-nivali, caratterizzato da numerose megaforbie: Adenostyles alliariae, Senecio cacaliaster, Saxifraga rotundifolia, Ranunculus lanuginosus, Stellaria nemorum, Ranunculus platanifolius, Cicerbita alpina, Streptopus amplexifolius.

Per l'Appennino il bosco di abete rosso è stato attribuito da Sarfatti e Pedrotti 1966, senza produrre rilievi, al syntaxon Piceetum subalpinum Br.-Bl. in Br.-Bl. et ali 1939 myrtilletosum. Più in basso nella stessa zona, l'abete rosso entra a far parte della faggeta dell'associazione Gymnocarpio-Fagetum Ubaldi e Speranza 1985 subass. piceetosum

Dinamiche e contatti

Nella loro fascia di pertinenza (subalpina per le Alpi esterne e montano-subalpina per quelle interne-continentali), con differenze tra settore centro-orientale (in cui Picea appare più competitiva) e Alpi sudoccidentali in cui l’influenza mediterranea attenua il suo vigore, le peccete sono formazioni zonali, mature, anche quando sono localizzate su suoli più primitivi, avendo l’abete rosso una notevole capacità colonizzatrice nei distretti climatici in cui rivela la sua netta prevalenza. Considerando le numerose situazioni (vedi sottotipi) che possono condurre verso lo stadio seriale più maturo, si dovranno distinguere situazioni montane endalpiche, in cui la pecceta è preceduta da fasi di pineta a pino silvestre, oppure su prati abbandonati poi colonizzati da larice in cui Picea entra più o meno facilmente (tra i tipi più diffusi, ad esempio nell’area dolomitica, vi è il lariceto in sostituzione con pecceta), da situazioni subalpine, verso il limite del bosco, in cui, a parte i contatti con larici-cembreti (la cui separazione precisa non è sempre agevole sul terreno), la pecceta può impostarsi su vari tipi di arbusteto, dalle mughete al rodoreto, all’alneta di ontano verde. Nella fascia montana, inoltre, la pecceta può sostituire progressivamente l’Alnetum incanae, presso i torrenti, laddove per varie motivazioni non si verifichino apporti alluvionali tali da ringiovanire continuamente il suolo. Non mancano, peraltro, comunità di pecceta che vanno considerate stadi preclimatogeni che, a maturità, lasciano spazio agli abieteti. Si osserva regolarmente questo fenomeno nei fondovalle freddi e negli altopiani, o anche nelle conche doliniformi. Il miglioramento climatico e anche la formazione di suoli più maturi (gestione selvicolturale permettendo) consente la progressiva evoluzione verso cenosi meno monospecifiche. Le interazioni con il faggio, almeno nella grande maggioranza dei casi, sono il frutto di tradizionali e secolari interventi anche se, nei versanti a sud del settore eso-mesalpico dove l’abete bianco ha scarsa vitalità, spesso per motivi edafici, la fascia di contatto tra faggeta e pecceta (carbonatica) dà luogo a cenosi e situazioni che a volte sono di complessa attribuzione. Sui substrati di natura silicatica l’abete rosso è ancora più vitale, anche a quote relativamente modeste (in FVG sono noti contatti con i carpineti) e frequentemente è prevalente nell’area del faggio, sostituendo, di fatto, i luzulo-faggeti. Sono state osservate colonizzazioni dirette di abete rosso su nardeti e altri tipi di prato o di pascolo, magro e acido. Non meno note sono le progressioni della Picea in ambiti torbosi, con o senza sfagni. I contatti catenali investono una gamma di situazioni estremamente variegata. Oltre a quelli finora segnalati, si ricordano i diversi tipi di praterie carbonatiche afferenti all’habitat 6170 “Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine” (in particolare quelle più evolute di Caricion ferrugineae), i macereti di diversa natura, comprese le alluvioni del Petasition paradoxi, gli arbusteti a salici, a ginepro nano, ecc. E questo senza scomodare situazioni particolari legate a stazioni azonali o a morfologie complesse che mettono in contatto, ad esempio, faggio e pino cembro. Le formazioni appenniniche dell'alta Val del Sestaione, di rilevante valore fitogeografico, sono esposte alla forte concorrenza del faggio

Specie alloctone

Distribuzione dell’habitat in Italia

Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Toscana

● Dato già presente in BD Natura 2000 e confermato
● Dato già presente in BD Natura 2000 ma dubbio
● Dato già presente in BD Natura 2000 ma errato
● Dato nuovo
● Dato probabile

Note

La complessità sintassonomica di queste formazioni dipende dalla naturale povertà floristica, che si manifesta soprattutto per cause edafiche sui substrati acidi, e per fattori catastrofali depauperanti quali il glacialismo quaternario, che hanno avuto la loro massima espressione nel settore endalpico, ove tali boschi occupano le maggiori estensioni.

Su di essi si è inoltre esplicato l’intervento semplificativo dell’uomo che su scala temporale ha ulteriormente accentuato la povertà floristica delle cenosi con l’eliminazione di specie concorrenti quali faggio ed abete bianco.

La selvicoltura utilitaristica secolare ha omologato i soprassuoli e le flore al suolo, così che risulta spesso difficile distinguere tra faggete acidofile naturalmente coniferate (Luzulo-Fagetum) e peccete montane su substrati non carbonatici (Luzulo-Piceetum).

L’antropizzazione ha inoltre portato alla formazione di peccete secondarie autopoietiche su tipologie forestali di vario tipo, che da molti Autori vengono oramai descritte come cenosi effettive. L’attitudine pioniera del peccio ha altresì favorito la formazione di peccete di nuova generazione su vaste superfici di pascoli abbandonati nelle fasce altimontane e subalpine che spesso non hanno raggiunto il loro equilibrio; o per contro situazioni forestali compromesse da una millenaria attività di pastorizia trovano con difficoltà collocazione in uno schema sintassonomico.

Si dà per assodato, in ogni caso, che le numerose situazioni artificiali, derivanti da rimboschimenti, che hanno un peso rilevante nei paesaggi alpini, e anche prealpini, non debbano essere valutate ricorrendo a codici di natura 2000.

Precisato che in questo codice rientrano anche i piceo-abieteti, non si riscontrano altre difficoltà di interpretazione o possibilità di confusione, almeno a livello di codice habitat. Il termine “acidofile” contenuto nella descrizione potrebbe trarre in inganno. Tutte le peccete carbonatiche, purché naturaliformi e non di impianto, saranno qui riferite, comprese Calamagrostio variae-Piceetum e Petasitio paradoxi-Piceetum, espressioni molto interessanti. A supporto di tale ipotesi si osserva che per 9430 “Foreste montane e subalpine di Pinus uncinata (* su substrato gessoso o calcareo)” si prevede la priorità per le formazioni su calcari o gessi e che per 9420 “Foreste alpine di Larix decidua e/o Pinus cembra” viene esplicitamente previsto un sottotipo calcicolo.  Nelle aree a continentalità climatica più spiccata (p. es. alta Valtellina), Pinus cembra può entrare massicciamente a far parte delle peccete subalpine, fino a diventare fisionomicamente dominante. Tuttavia, la composizione floristica e la localizzazione ecologica richiedono di mantenere queste formazioni in questo habitat e non in 9420.

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Riferimenti Bibliografici online

Nomi dei compilatori con e.mail

Cesare Lasen (cesarelasen@tele2.it)

Livio Poldini (poldini@units.it)